L’arrivo di un bambino in una famiglia è profondamente trasformativo per i genitori dal punto di vista psicologico.
A volte ha un effetto maturativo mentre altre volte capita che, nel tempo, diventi un evento disorganizzante aumentando il rischio di insorgenza di disagi psicologici.
Winnicott diceva che i bambini hanno bisogno di una madre “sufficientemente buona”, non troppo buona, con una certa dose di incapacità, incomprensione, perché il genitore perfetto non può esistere. L’idea di soddisfare ogni bisogno del figlio o della figlia, di potergli risparmiare le sofferenze e le frustrazioni legate alla crescita, finirebbe per produrre una persona infelice, che male si adatta alla realtà.
Che cosa vuole dire per la madre seguire la crescita del figlio/a
A volte i genitori proteggono i figli sottraendoli dalla loro stessa esperienza, perchè pensano che funzionino le stesse cose che a loro hanno dato conforto. Questo può impedire di tollerare l‘attesa e l’ascolto reciproco, che darebbe modo sia alla madre che al figlio di capire di che cosa abbia bisogno e quali aspetti emotivi e comportamenti possa esprimere.
La genitorialità è un processo psichico complesso fatto di rielaborazioni e trasformazioni, un nascere dentro, che prende forma nel tempo, ben oltre l’atto generativo. In questa prospettiva si può essere genitori senza avere generato e, viceversa, si può aver generato senza mai diventare veramente genitori. Anche la mamma (o chi si prende cura del bambino), dopo la nascita sente il bisogno di figure esterne affettivamente vicine, che la sostengano e contengano i bisogni ed i timori, che inevitabilmente sorgono il lei in questa tensione verso il sentire cosa ha bisogno il suo bambino.
Che cosa vuole dire per il figlio elaborare propri criteri di lettura delle cose che vive?
La costruzione ed evoluzione della identità in un bambino avviene in relazione ai bisogni individuali ed a quello che il nucleo familiare gli offre.
Riguardo a quest’ultimo aspetto interpersonale e intra-soggettivo il bambino acquisisce progressivamente un modo di reagire, interpretare ed identificarsi nelle situazioni familiari, che è complementare al modo di funzionare della madre, della coppia genitoriale e dell’ambiente domestico.
Crescendo rimane la memoria biologica, psichica, affettiva e cognitiva rispetto alle quali si integreranno e si depositeranno le esperienze successive e la loro risonanza psichica ovvero il significato soggettivo, che il bambino scopre caratterizzare i suoi vissuti e i suoi comportamenti.
La vicinanza affettiva, gli abbracci, le voci sono gesti, che costituiscono le prime esperienze di contenimento e di rassicurazione, che il neonato prima, il bambino e poi l’adulto interiorizza e utilizza per gestire le proprie emozioni.
A volte i bambini si sentono talmente pieni emotivamente al punto di cercare di scaricare ed esprimere quelle che sono le loro sofferenze e insoddisfazioni di sé e degli altri attraverso il pianto, la rabbia, le lamentele e i comportamenti.
La flessibilità delle reazioni
A volte una risposta immediata da parte dell’adulto può privare il bambino della possibilità di sperimentare e imparare a stare “da solo”, cosa da cui potrebbe trarre invece anche un grande piacere.
Ci sono madri che pensano che il proprio neonato non possa stare un secondo senza di loro.
I neonati, tuttavia, possono svegliarsi da soli e provare soddisfazione ad esplorare parti del proprio corpo ed esplorare ciò che li circonda.
Il neonato ha delle risorse interiori, che in questo modo impara a conoscere.
E’ un breve momento che racchiude in sè i semi della fiducia in se stesso.
Alcuni genitori si sentono impotenti e preoccupati di fronte ad un pianto o un lamento e vogliono subito risolvere e spesso pensano di riuscirci “facendo qualcosa”.
I genitori devono imparare a stare col bambino anche quando è di cattivo umore o giù di corda, accettare i suoi lamenti e offrirgli un po’ di simpatia.
I figli hanno bisogno, e questo succede anche ai genitori, di momenti in cui si lasciano andare e sfogano emozioni e sentimenti magari tenuti dentro fino a quel momento.
FISSARE DEI LIMITI è molto importante per sé e per i figli
La nostra reazione al comportamento dei bambini è sempre una comunicazione.
Dire no diventa molto importante dopo i due anni e, pur tuttavia, bisogna cercare di non entrare mai in un braccio di ferro.
Spesso se indaghiamo a fondo scopriamo che siamo entrati in un braccio di ferro per altri motivi, che non provengono direttamente dal comportamento del figlio o della figlia: perché siamo stressati, perché qualcosa non va nella nostra vita, oppure ci sentiamo colpevoli per qualcosa che abbiamo fatto di cui ci pentiamo, ci sentiamo poco aiutate o aiutati, e tanto altro ancora.
I motivi che portano a temere di avere sbagliato possono essere diversi.
Una cosa difficilissima per i genitori è prepararsi ad avere tolleranza per le reazioni emotive causate nei figli e nelle figlie dai limiti che i genitori pongono.
In questa area dei comportamenti entra in gioco il confronto tra la propria famiglia di origine e la nuova situazione familiare. Può dipendere da un vero e proprio stile comunicativo dei bambini.
A volte i bambini esprimono paure, bisogni e il timore di sentirsi incompresi. Vissuti di incomprensione che col passare degli anni possono diventare un elemento molto presente nella vita psicologica ed emotiva ed influenzare negativamente la relazione coi genitori. Contemporaneamente, man mano che crescono, a partire dalla fine delle scuole medie, i figli sentono in maniera intensa il bisogno di avere una loro identità e di differenziarsi da quella dei genitori.
Esprimere idee diverse o in contrasto coi genitori è un modo per prendere le distanze, per parlare della loro incertezza, mentre si rendono conto che la realtà non coincide sempre con i propri desideri.
Crescere è soggettivamente un processo delicato e continuo anche se dal punto di vista relazionale i genitori fanno di tutto per agevolarlo.
Uno dei punti molto importanti per la crescita psicologica è il cambiamento che i processi di identificazione, di individuazione e di separazione inducono nei figli tra i 5 anni e i 12 anni.
Per quanto riguarda i processi di identificazione con le figure genitoriali, che costituiscono dei processi fondamentali nella costruzione dell’identità, è importante tenere presente che i bambini progressivamente utilizzano gli aspetti dei genitori con cui più intensamente si confrontano.
Questo gli permette di dare forma ai loro sentimenti, al loro modo di pensare ed ai valori che progressivamente condividono. Questo non vuole dire che si sviluppa una adesione totale e completa con i genitori, ma che nell’identificazione con alcuni aspetti dei comportamenti dei genitori trovano le loro modalità con cui esprimere i propri contenuti emotivi, affettivi e cognitivi.
Non è un “copiare”, ma più un “elaborare”, sulla base dei propri stati emotivi e propri bisogni i codici di comportamento genitoriale.
Un tema estremamente importante in questa prima fase di vita (intorno ai 5 anni, quando i figli si stanno già confrontando con richieste provenienti dall’ambiente sociale, nido, materna e con altre culture e ambienti familiari e amicali), è il rapporto transgenerazionale, che lega il bambino ai propri genitori e alla famiglia di origine dei genitori stessi, cioè i nonni.
Uno dei punti più delicati nello sviluppo infantile è proprio quello di sentirsi accettati dai propri genitori nella propria identità individuale, nei propri bisogni, desideri ed esigenze, nelle cose che il figlio sente, prova e desidera, di sentirsi accompagnato nelle situazioni che vive e a sviluppare il sentimento di avere il diritto, l’autorizzazione, l’appoggio dei genitori ad essere se stesso, o se stessa.
Nella crescita si creano dei momenti e dei periodi di conflittualità tra genitori e figli e di un progressivo affermare, da parte dei figli, il loro diritto allo spazio privato del proprio sé e per questo può capitare che i genitori si sentano, di volta in volta, esclusi o impotenti nel condividere e nell’aiutare i figli ad affrontare problematiche, che i figli stessi non riconoscono di avere con loro.
Attaccamento sicuro, disorganizzato, insicuro sono modi per descrivere certi codici di comportamento e di reazione, che il bambino pian piano interiorizza nel gestire la propria vita soggettiva e relazionale.
Spesso i genitori si interrogano su quello che è giusto o sbagliato o come reagire.
In questo caso vengono evocati criteri astratti pedagogici, valori condivisi dalla cultura attuale.
Tuttavia una comprensione più profonda e più contestualizzata alla situazione di vita dei minori richiede da parte dei genitori un’attenzione maggiore al modo con cui i figli danno significato alle proprie azioni. Questo è un aspetto importante in quanto tutta la vita psichica è soggettivamente una ricerca di significato alle nostre reazioni ai nostri comportamenti e ai nostri sentimenti.
L’importante è tenere conto che i modi con cui i genitori si rapportano ai figli non solo costituiscono dei momenti di esperienza per il bambino, ma anche dei modi per interpretare le cose che succedono, i comportamenti che vengono manifestati dalle persone che per lui costituiscono un modello.
Bibliografia
Winnicott D., Sviluppo affettivo e ambiente, Armando Editore, 2018.
Bollas C., L’ombra dell’oggetto, Borla, 1989.
Klein M., Money Kyrle R., Heimann P., Nuove vie della psicoanalisi, Il Saggiatore, 1996.
Uguzzoni U., Siboni F., La triade adottiva. Processi di filiazione e affiliazione, Franco Angeli, 2011.

Francesca Siboni
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